02/02/21

yogurt con miele

 

Pochi lo sanno, a meno che non si è greci, ma lo yogurt, quello che è conosciuto in tutto il mondo come “greek yogurt”, lo yogurt colato per intenderci, si chiamava e qualcuno continua a chiamarlo anche adesso “yiaoùrti sakoùlas” (yogurt del sacchetto), perchè veniva venduto sfuso, nel sacchetto appunto.

Prodotto da piccolissimi artigiani e dal sapore più acidulo di quello della grande industria alimentare che compriamo noi nei supermarket. In Grecia lo si trova ancora per fortuna, magari non nel sacchetto, ma artigianale si.Personalmente lo preferisco ma in assenza mi va bene anche lo yogurt che troviamo qui.

Ecco quindi un classico dessert greco, favoloso, facilissimo, velocissimo e perfino salutare, cosa difficile quando si tratta di dessert.Versare a piacere un miele fluido nello yogurt, mescolare e mangiare.

Per una classica colazione greca invece, cospargere una manciatina di noci tritate sullo yogurt con miele.


 

6 commenti:

Anonimo ha detto...

io lo trovo a peso nella mia piccola salumeria (quando c'è). Lo prendo a colazione e oltre al miele aggiungo la polpa maciullata di arancia che mi rimane dopo aver premuto il succo. :-D
Ho provato anche ad usarlo come starter per riprodurlo con la famosa tecnica della lampadina nel forno o con il Bimby, ma il senso di acido si acuisce, purtroppo.
Stefano

Irene ha detto...

@stefano
quello della polpa mi sembra un ottima soluzione per non buttarla via dopo aver ricavato il succo.
ma la tecnica della lampadina cosa è?

Anonimo ha detto...

Perdona il ritardo.
Si tratta di una yogutiera estremamente artigianale e consiste in un suggerimento trovato su usenet ormai più di 25 anni fa. Consiste in una lampadina a incandescenza da 60W (se se ne trova ancora una). Ovviamente la lampadina deve essere collegata ad una presa tramite un filo elettrico abbastanza sottile da non essere danneggiato dalla guarnizione del portello del forno. Si accende la lampadina e si aspetta che il calore della lampadina generi quella quantità di calore vicina ai 36-37°. A quel punto si può inserire nel forno il contenitore nel quale abbiamo mischiato latte a temperatura ambiente e yogurt (mi pare che usavo un quarto di yogurt per un litro di latte). Dopo due o tre ore i batteri dovrebbero essersi moltiplicati fino a saturare il liquido (l'insieme dovrebbe aver raggiunto una consistenza pastosa e non generare più onde sulla superficie se scosso). A quel punto estraevo lo yogurt dal forno e lo lasciavo riposare e raffreddare prima di metterlo in un panno a maglia fitta appeso allo scolatoio dei piatti sopra il lavello in cucina per colarlo e raggiungere una densità "greca".
Ho provato anche con il bimby, ma il motore in moto per tutto quel tempo è davvero fastidioso.
Ho osservato nel tempo che il prodotto ottenuto è più acido dell'originale e l'acidità aumenta ogni volta che si usa come starter parte di questa produzione casalinga.
Sai niente di questa caratteristica o conosci biologi che si occupano del problema? Mi piacerebbe risolverlo da un punto di vista procedurale e non ricorrere ad aggiunte correttive (il miele, per esempio, serve ad addolcire uno yogurt di buona qualità, non a correggerne uno di cattiva).
Scusa la lunghezza e grazie per l'attenzione
Stefano (a volte stef@no) :-)

Irene ha detto...

@stefano
non lo conoscevo. grazie per la dettagliata descrizione.
Non conosco come risolvere il problema dell'acidità, mi dispiace. Personalmente mi piace lo yogurt acidulo ma ovviamente dipende dal grado. Sull'ultima frase perfettamente d'accordo anche se non credo si tratti di cattiva qualità, piuttosto di una caratteristica marcata da correggere.

Anonimo ha detto...

Cara Irene, La mia autostima ti ringrazia molto per questa ultima considerazione. :-D
Stavo considerando l'ipotesi che la fase della colatura dovrebbe essere eseguita in luogo refrigerato, ma è una semplice ipotesi. E se così fosse dovrei rinunciarvi: non posso sequestrare il frigorifero per fare il mio yogurt :-D
Hai idea di come procedono i piccole e/o grossi produttori professionali greci?
Grazie ancora
Stefano

Irene ha detto...

@stefano
nell'industria non lo so, ma a livello casalingo tutti quanti in frigorifero.

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