26/05/16

petoules di grano saraceno


petoules di grano saraceno

Qualcuno potrebbe accusarmi di soffrire dalla sindrome di Portokalos che sosteneva che tutto quanto esistente al mondo abbia un'origine greca, ma i fatti sono fatti e io mi limito semplicemente a riportarli. Brevemente, mi sento di poter pacificamente affermare e senza timore di essere smentita  che il concetto di “less il more” ha origine greche e la preparazione di queste ante litteram crespelle penso siano una dimostrazione più che convincente!
Semplicemente acqua e farina. Niente uova, niente latte, per carità!!!!
Le petoules sono una preparazione della regione di Messinia nel Peloponneso. E ora che Lonely Planet ha messo il Peloponneso al primo posto della top destination 2016 in Europa e verosimilmente il flusso turistico in questa regione aumenterà e qui non so se essere contenta o piangere, mi sembra opportuno in ogni caso proporre qualcosa di locale e tradizionale, molto tradizionale!!!!! 

crespelle di grano saraceno

La preparazione è spartana come si addice alla cucina greca incontaminata: in una ciotola versare 200 ml di acqua e a pioggia 100 gr. di farina. Salare leggermente e mescolare con la frusta prestando attenzione affinchè non si formino dei grumi. Mettere in frigorifero e far riposare per mezz'ora. Versare un cucchiaio di olio evo in una padella antiaderente e asciugare con carta assorbente. Tenere la carta da parte per ungere la padella per le successive crespelle. Versare un mestolo (o anche meno, dipende dalla padella che si utilizza) della pastella nella padella e prendendola per il manico ruotare di modo che si distribuisca in modo uniforme creando un disco. Cuocere fino a chè non si stacchi dalla padella senza  forzature; staccare i bordi con una spatola di silicone e provare facendo scivolare la crespella. Se scivola facilmente è il momento di girare e cuocere anche dall'altro lato sempre finchè non si stacchi dalla padella senza forzature. A questo punto far scivolare su un piatto, ungere la padella con la carta assorbente oliata che abbiamo conservato e proseguire con le altre crespelle allo stesso modo.
Servire tagliando le crespelle a croce con del formaggio grattugiato e un giro di olio evo oppure condire o farcire a vostro piacimento.

Nota: nella ricetta originale si utilizza farina di grano. Io le ho fatte con farina di grano saraceno e farina 00 nella proporzione di 70:30. Inoltre e sempre nella ricetta originale una volte preparate e prima di servirle le si frigge leggermente, cosa  che io ho omesso e in compenso un fatto il giro di olio.

crespelle di Messinia



11 commenti:

My Ricettarium ha detto...

Mi hai messo fame.. Crespelle semplici.. solo acqua e farina.. e anche la farina di grano saraceno che hai usato, mi piace molto nei salati! Un filo diolio e voilà.. il pranzo è servito! baci e buon w.e. :-*

RenataBaruffi ha detto...

Mi piace molto quanto hai scritto. Anche se in realtà è molto difficile dire dove e come abbia avuto origine una preparazione tanto semplice diffusa praticamente in tutto il mondo e che potrebbe addirittura risalire a prima del pane lievitato, sono propensa a pensare che uno dei fulcri della gastronomia e delle usanze della cucina mediterranea sia stata proprio la Grecia e il vicino Oriente, passando per l'Egitto e che siano stati i Fenici ma soprattutto i Greci a diffonderle non soltanto perché, prima di molti, hanno esplorato tutto il Mediterraneo e non solo ma perché più di altri popoli hanno sempre esportato le proprie usanze, la propria cultura (ma anche l'alimentazione e le tecniche di cucine che sono cultura) e la propria indubbia poliedrica astuzia e creatività. Lo hanno fatto prima di tutti gli altri. Ricordiamoci che in epoca romana la cucina più rinomata era greca ( con forte disappunto di Catone) così come i grandi chef 'ante litteram', ambiti in tutte le famiglie patrizie romane.
Tra le preparazioni simili, in Lombardia ne troviamo una quasi identica e assai poco nota. Si tratta della Cotizza delle prealpi comasche e della Valtellina (ha anche altri nomi che ora non ricordo). Era il semplice pasto che si preparavano i montanari che partendo all'alba da casa passavano tutto il giorno in alpeggio a tagliare erba e accudire greggi. Ora la si prepara per i bambini e la si arricchisce con latte e zucchero, ma una volta era proprio come le Petoules, di sola farina di qualsiasi grano a disposizione. Anche i Testaroli della Val di Magra sono una preparazione di questo tipo , addirittura preparati ( se sono fatti come in antico) non con farina ma con grano grossolanamente spezzettato e poi ammollato a lungo nell'acqua. Mi fermo e mi scuso per la lunga digressione.

Giulia Pignatelli ha detto...

Ma in Gracia è nato tutto, c'è poco da fare... noi chiamiamo pettole la pasta fritta nell'olio.. bello vedere queste somiglianze linguistiche

Giulia Pignatelli ha detto...

Ma in Gracia è nato tutto, c'è poco da fare... noi chiamiamo pettole la pasta fritta nell'olio.. bello vedere queste somiglianze linguistiche

Irene ha detto...

@claudia
grazie! buon fine settimana anche a te!

@renata
scusarti di che???? sono contentissima e ti ringrazio delle preziose informazioni. hai ragione sui cuochi greci in antichità, molto richiesti dai romani che se li potevano permettere!
mai sentita nominare la cotizza mentre i testaroli li conosco. un abbraccio e grazie di nuovo.

@ pettole? davvero? anche le nostre petoules si friggono!!! una faccia una razza??? mai usata questa espressione che peraltro è poco vera a mio parere, ma questa volta quasi quasi ne convengo!!!!

Ruli ha detto...

Acqua e farina...che semplicità!

Sonia Cerca ha detto...

Adoro la cucina greca! Mi ha fatto proprio piacere trovare il tuo blog!

Ornella ha detto...

Io mi metto a piangere..già è difficile, per non dire impossibile, la situazione idrica nella nostra casa a Mani in un agosto normale, figuriamoci ora che Lonely Planet ha messo il Peloponneso al primo posto della top destination 2016 in Europa! Speriamo che arrivino scaglionati :-) Questa ricetta non la conoscevo, Irene cara, grazie per averla condivisa! Un abbraccio

Irene ha detto...

@ruli
il tratto caratteristico della cucina greca è l'essenzialità; certo in tempi in cui il cibo era cibo vero non serviva molto altro per essere buono! grazie e buona settimana

@sonia
grazie sonia. benvenuta allora!

@ornella
si lo so cara; il turismo di massa è un capitolo complesso! leggevo pochi giorni fa che la thailandia ha "chiuso" al turismo una sua isola per proteggerla dalle orde dei turisti.....
un abbraccio grande

RenataBaruffi ha detto...

@Giulia
E' vero! le conosco e le cucino. La differenza, non da poco, è che le pettole sono di pasta lievitata mentre le petoules non contengono lievito, quindi sono decisamente più antiche. Cmq, sono una preparazione molto tradizionale della vigilia di feste importanti come Pasqua e Natale, quando tutta la famiglia sta insieme in cucina. Una mia giovane amica pugliese dice che a casa sua le prepara sua mamma, ma che non riesce mai a completare il piatto perché suo padre se le mangia man mano che vengono pronte. Con la pasta lievitaia si preparano anche a Napoli e sono diventate uno sfizio da friggitoria rionale, da acquistare a cartocci e da mangiare mentre si passeggia. Lì le chiamano zeppulelle di pasta cresciuta.

Chiara ha detto...

siamo affacciati sul mediterraneo e le similitudini sono numerosissime, adoro la Grecia e anche se da qualche anno non ci vado,cucino volentieri qualche piatto così nutro la mia nostalgia....Un abbraccio

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