Ma come siamo arrivati a tutto questo
candore? E’ sempre stato così? Le Cicladi hanno sempre avuto
soltanto ed esclusivamente costruzioni immacolate? Pare di no e la
storia non è nemmeno tanto vecchia.
E’ stato il dittatore Ioannis Metaxas
nel 1938 a imporre con un editto di dare la calce a tutte le
costruzioni in anni in cui varie malattie
infettive mietevano vittime. La candeggina non era ancora diffusa e
la calce serviva proprio come metodo di disinfezione.
Negli anni successivi, per promuovere
il turismo è stata cercata un' omogeneità e armonia nelle
costruzioni e si è adottata proprio quella creata ad hoc di case
bianche e finestre blu, esattamente come la bandiera greca. Pian
piano sono spariti colori tradizionali, il giallo ocra, il rosso
terra e il blu egizio sin allora spesso usati nell’architettura
cicladica. Il bianco non era assente, è chiaro, ma non costituiva la
totalità delle costruzioni come praticamente accade ora.
Bastano 80 anni per ridisegnare
paesaggi secolari e considerarli tradizionali? La questione è
molto complessa e io ovviamente non ho risposte e nemmeno opinioni. E' aperta e dibattuta dagli addetti, architetti e urbanisti, e tocca loro dare risposte ed eventuali soluzioni,
sempre che ce ne sia bisogno. Io mi limito qui a riportare la
descrizione dell’architetto Panos Nikolìs Tzelepis dal suo
bellissimo libro scritto nel 1952 “Architettura popolare greca”:
“Le mura si imbiancano regolarmente con la calce, dove si mette dentro un’infinitesima
parte di colore. Azzurro, nero, rosso o verde per allentare il bianco
accecante della calce e darle un’opacità come quella delle ossa e
che fa riposare lo sguardo. Toni vivi, azzurro, rosso, verde, giallo,
arancione, svelano la presenza di porte e finestre, senza alcun
decoro architettonico…..
…..spesso tra le case bianche si
distinguono come pennellate, muri dipinti con colori vivaci,
luminosi; giallo, verde, azzurro, lilla, rosa, elementi che
armonizzano un quadro pittorico”.
Parlando di Cicladi e tornando alla
cucina, non posso che proporre una ricetta tradizionale di queste
isole, il salatouri, tipico di Paros ma anche di altre isole del
gruppo. Una volta si preparava con quei pesci considerati da scarto
che i pescatori non riuscivano a vendere ma che non si sognavano
nemmeno di buttare. Razza e rombo chiodato sono i classici per questa
deliziosa insalata di pesce, perfetta per le tiepide serate
primaverili e quelle calde estive.
Ingredienti: una - due porzioni
- 1 filetto di rombo chiodato di circa 200 gr.
- 1 cipollotto
- 1 manciatina di capperi sotto sale
- 1 manciatina di olive di kalamata denocciolate
- mezzo peperone verde qualità corno
- prezzemolo tritato
- aneto tritato
- sale
- pepe nero macinato fresco
- il succo di mezzo limone
- un po’ di scorza grattugiata di limone
- 3 cucchiai di olio evo
Procedimento:
Dissalare i capperi. Metterli in un
ciotolino con acqua fredda per circa 1 ora cambiando l’acqua 2 –
3 volte. Al termine scolarli e tamponare per asciugarli.
Pulire il prezzemolo e l’aneto,
lavarli, asciugarli e tritarli.
Pulire il cipollotto, lavarlo,
asciugarlo e tagliarlo a rondelle tenendo anche la parte verde sana.
Denocciolare le olive.
Lessare in acqua leggermente salata il
filetto di rombo per una decina di minuti.
Preparare un’emulsione con il sale,
il pepe, il succo e la scorza di limone, l’olio.
Togliere il pesce dall’acqua e
lasciarlo raffreddare fino a poterlo maneggiare con le mani.
Spellarlo, sfilacciarlo con le mani e mettere le carni in un piatto.
Unire il prezzemolo e l’aneto tritato, il cipollotto a rondelle, le
olive denocciolate e i capperi dissalati. Mescolare e versare
l’emulsione. Mescolare e servire tiepido oppure a
temperatura ambiente.
Note: Se non vi piace l’aneto, potete
sostituirlo con altra erba aromatica di vostro piacimento.
Olive e capperi non si
trovano nella ricetta tradizionale, ma ci stanno a meraviglia.
Se preferite, potete usare altri pesci di carni bianche.
Il piatto si pronuncia così: salatùri.
2 commenti:
incredibile che il rombo venisse considerato di scarto!! è uno dei pesci più buoni per me! ed è ancora più incredibile voler cambiare il bianco delle costruzioni greche che oramai è iconografico... e poi sempre tanto bello!
@Maramei
no, non è che si voglia cambiare, semplicemente si mette sul tavolo una questione, ma indubbiamente nessuno vuole cambiare la ormai consolidata fisiognomia delle isole ma è giusto parlarne almeno per definire cosa è la tradizione.
per il pesce ti dò ragione ma bisogna considerare il contesto e l'epoca. per fare un esempio quando io ero piccola la fava, anche quella di Santorini, veniva considerato cibo da poveri ed era venduta a poche dracme. ora come ora quattrocento grammi, rigorosamente confezionati, parlo della fava di Santorini, costano sui 9 euro.
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