25/01/13

revythada di Sifnos / zuppa di ceci di Sifnos


Del mare vive l’abitante di Hydra, della terra l’abitante della Tessaglia,  della miniera l’abitante di Milos e della ceramica l’abitane di Sifnos.
Così scriveva parecchi decenni fa la stampa locale di Sifnos, (isola cicladica)  a intendere che l’arte della terracotta era un fattore  economico naturale e immutabile, tanto da essere condannato  all’insuccesso qualsiasi tentativo di spostamento dell’equilibrio economico.
Nello stesso periodo in cui  la stampa locale descriveva così l’importanza della ceramica a Sifnos,  un censimento della Banca Agricola del 1947, contava  47 laboratori con più di 100 torni,  che tra lavoratori e indotto manteneva circa 500 famiglie.
L’eccellente qualità dell’argilla, in grado di fabbricare terrecotte  che sopportano le alte temperature dei forni a legna era sicuramente uno dei motivi  dell’espansione di quest’arte. Talmente era diffusa che arrivò un momento in cui il mercato locale non riusciva più ad assorbire la produzione. La merce restava invenduta  ammassata sulle spiagge, i negozianti approfittavano dell’abbondante offerta per abbassare i prezzi di acquisto, e i numerosissimi artigiani dell’argilla restavano disoccupati, girando da laboratorio a laboratorio, cercando lavoro.

La situazione era esplosiva, le condizioni non più sostenibili; i lavoratori cercando delle soluzioni, si sono organizzati creando delle associazioni  e hanno preso la via dell’emigrazione stagionale.  Da Sifnos si spostavano in tutte le isole dell’Egeo, creando laboratori stagionali. Dalla primavera all’autunno durava la stagione, cioè finchè il clima tiepido o caldo permetteva ai lavoratori di lavorare all’aperto in questi laboratori provvisori. Se la stagione andava bene tornavano l’anno successivo.

Dall’emigrazione stagionale a quella definiva il passo fu breve. Molti artigiani hanno scelto questa volta le grandi città. Atene, Sparta, Volos, furono le destinazioni preferite e la capitale  ovviamente ha attirato la maggior parte degli emigrati. Un grande spirito di iniziativa, di organizzazione e di creatività ha portato i lavoratori dell’argilla a una disoccupazione pari allo 0 ai primi decenni del dopoguerra ad Atene, mentre nello stesso periodo la percentuale di disoccupazione  tra i contadini che arrivavano alla città da tutte le parti del paese, segnava il 7%.
Anche se lo stabilirsi in città nella maggior parte dei casi fu un percorso individuale e non organizzato, presto gli artigiani, in via informale, hanno creato delle associazioni per assorbire nei loro laboratori i lavoratori disoccupati di Sifnos.

Un fatto casuale, il matrimonio di un artigiano con una donna di Maroussi (all’epoca piccolo centro dell’Attica) lo portò a stabilirsi li. Ma Maroussi disponeva di acqua abbondante e di eccellente argilla, ricca e grassa.
Ecco che la natura offriva per un’altra volta in un altro posto le condizioni ideali per continuare l’arte della ceramica.  Maroussi ormai è famosa per le sue terrecotte e per il libro di Henry Miller “il colosso di Maroussi”.
Se andate ad Atene, non tralasciate di farvi una visita . Il metrò ci arriva e potete comprare ceramiche tradizionali dai tanti negozi specializzati.

La ricetta è molto semplice. La sua peculiarità consiste nella cottura, che tradizionalmente avveniva in una marmitta di terracotta nel forno a legna o in una  cucina economica. 
fonte foto 
Ingredienti: (per 2 - 3 persone)

  •           ceci (200 gr.)
  •           1 cipolla grande bianca tagliata a dadini
  •           olio evo
  •           sale, pepe
  •           un cucchiaino di doppio concentrato di pomodoro
  •           un cucchiaio di succo di limone
Procedimento:
Mettere i ceci in ammollo per 20 ore circa. 
Sciacquare e versarli in una pentola di terracotta. Metterci sopra la cipolla, versare l’olio, il sale e il pepe, il succo di limone e il concentrato di pomodoro diluito nell’acqua che andremo a versare sui ceci.
A Sifnos usavano l’acqua piovana , noi usiamo un’acqua oligominerale ma anche quella del rubinetto va benissimo.
Versare l’acqua sui ceci che deve coprirli abbondantemente e coprire la pentola.
Volendo, si può fare un pò di pasta di pane con acqua e farina, posizionarla intorno al bordo della pentola come un grosso cordone per far aderire meglio il coperchio e non permettere al vapore di fuoriuscire. 
In ogni caso se la pentola chiude bene, si può evitare questo passaggio che  si usa quando si fanno le cotture di moltissime ore.
Fatto questo, sistemare nel forno e cuociamo a 120 gradi per 7 ore!!!!
O a 170 gradi per 3 ore e mezza. Io ho fatto così.
Servire la minestra con del buon pane, accompagnata da aringa affumicata o lakerda.



16 commenti:

Edith Pilaff ha detto...

Irene,metti la ricetta in un tale contesto che non solo mi vien voglia di provare il piatto,ma anche di prendere il primo aereo ed andare a visitare Sifnos e Maroussi.Il piatto segue la stessa tecnica dei baked beans anglosassoni(al forno,rigorosamente con coperchio),non puo' non piacermi.Chiaramente,vista la mia ingordigia,ci metterei a fianco una bella spalla d'agnello,cotta fino a quando si "spatacchia"..
Buon weekend e a presto. :)

Araba Felice ha detto...

Ed anche oggi da queste parti ho imparato qualcosa, grazie.
E il piatto mi piace proprio :-)

cristina b. ha detto...

ricetta copiata, subitissimamente! la pentola in terracotta ce l'ho (italiana però, vale lo stesso?)

anche per me 3 ore di cottura, 7 non ce la potrei mai fare.

purtroppo non ho capito bene la questione dell'impasto di acqua e farina per sigillare la pentola... cos'è che bisogna fare esattamente?

grazie mille e buon weekend!

Chiara ha detto...

per me che amo molto i ceci è una ricetta da fare subito ! Grazie per essere passata da me, non so come ma ho letto il commento solo via mail, nel blog non c'è, blogger è malandrino...Buon fine settimana Irene, un abbraccio !

Irene ha detto...

@cristina
forse non ho formulato bene la frase. dunque, fai una pasta di pane con acqua e farina e la posizioni intorno al bordo interno della pentola, come un grosso cordone. serve per evitare che fuoriesca il vapore.
non è obbligatorio comunque, se la tua pentola ha un coperchio che chiude bene, puoi tranquillamente farne a meno.
buona giornata e grazie

Irene ha detto...

@edith
guarda, quando lo scrivevo veniva voglia pure a me di prendere un'aereo!
hai ragione sull'agnello. perfettamente d'accordo. anzi la prossima volta lo faccio così. solo che quando posto ricette codificate, preferisco proporle nella versione originale; fare altrimenti forse creerei equivoci. a meno che non metta versione originale e versione irene.
grazie edith un abbraccio

Irene ha detto...

@stefania
grazie a te! le ricette vanno bene ma quando hanno anche qualcosa di più da trasmettere meglio ancora, giusto?
un abbraccio e buona giornata

Irene ha detto...

@chiara
ho cancellato io il primo commento perchè avevo formulato male la frase! Sono un pò sfasata oggi! :)
grazie chiara e buon pomeriggio.

Irene ha detto...

@cristina
se dovessi ripassare provi per favore a leggere la parte dell'impasto che ho modificato e dirmi se così è comprensibile?
grazie e scusa il disturbo.

irene

Unknown ha detto...

Grazie per tutte queste informazioni Irene, qui da te si imparano sempre tante cose! ^_^
Adoro i ceci, mi piace tantissimo questa ricetta!
^-^ Roberta

Fabiano Guatteri ha detto...

Ciao Chiara, immagino che la qualità del materiale del recipiente di cottura contribuisca a rendere questo piatto eccellente.

ΕΛΕΝΑ ha detto...

Η Σιφναιϊκη ρευθάδα είναι πραγματικά το κάτι άλλο!
Ωραία συνταγή Ειρήνη μου!
Φιλιά!

Kate ha detto...

L'amore che hai per la tua Grecia è infinito, riesci a trasmetterlo a chi legge i tuoi post a tuttotondo! Chissà che buono questo piatto, cottura lunghissima ma sono certa che il risultato sia fantastico! Un bacione!!

Giulia Pignatelli ha detto...

Racconto poetico e piatto magnifico... grazie per i tuoi post

Fogli e foglie blog ha detto...

Ciao,

c'è un piccolo premio per te sul mio blog:

http://fogliefoglie.blogspot.it/2013/01/premio-sunshine-award.html

Gli argomenti dei nostri blog sono diversissimi, ma amo troppo la Grecia e il cibo greco (e il tuo modo di raccontarli) per non nominarti!

Μarion, ha detto...

Aυτά τα πήλινα κάνουν όλη τη δουλειά Ειρήνη.
Γίνονται πολύ ωραία τα ρεβύθια έτσι.

Φιλιά πολλά

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