Per i sementi ci pensa lo Svalbard Global Seed Vault, in Norvegia, a
mille chilometri dal Polo Nord; una
gigantesca cassaforte che conserva a 18° sotto zero dei sementi. Grano, patate,
melanzane, riso, fagioli e molto altro ancora; centinaia di migliaia di sementi
blindati e conservati a 18° sotto zero
per salvare la biodiversità e garantire la sopravvivenza in caso di guerre o
cataclismi. Gli esperti garantiscono che a quelle temperature i sementi possono sopravvivere anche per 20.000 anni.
La “banca del germoplasma” , come si chiama il progetto è finanziato da governo
norvegese e sostenuto dalla FAO.
A livello nazionale sono molti i paesi, tra cui anche l’Italia,
che hanno la loro propria banca per la
conservazione dei semi.
Sul piano culturale invece, prodotti secolari se non millenari
che rischiano di scomparire
definitivamente perché a bassa resa, non economici, salgono sull’ “Arca del
Gusto” della Fondazione Slow Food che
raccoglie da tutto il mondo e segnala il rischio di estinzione di razze animali, frutti e verdure, prodotti caseari, salumi, pani.
Nella cartina interattiva qui, si possono vedere tutti i
prodotti a rischio estinzione saliti
sull’ “Arca del Gusto”. Io, per essere
coerente con la mission del blog, segnalo con un piccolo riassunto quelli greci, che
sono:
Mavrotragano
Se associamo un vino a Santorini, quasi sicuramente è
bianco, e probabilmente sarà un Assyrtiko. Ma l’isola ha anche il mavrotragno,
vitigno a bacca rossa, che dai 350 ettari che si coltivavano negli anni ’50 è
passato ai 140 attuali. Chicchi piccoli, grappoli di media grandezza, raccolta
a mano rendono poco economica la coltivazione di questa varietà che dà un vino
di colore violaceo, fruttato, di spiccata tannicità.
Niotiko
Un altro prodotto da un’altra isola cicladica. Il formaggio “niotiko”
che significa semplicemente “di Ios” è un formaggio di latte crudo caprino con
aggiunta di latte di pecora. La semplice tecnica di rompere la cagliata con un
rametto di legno, raccoglierla e sistemarle nelle formelle, salare e lasciare
stagionare, dà come risultato un formaggio di colore paglierino con fori fini,
dal sapore ricco e pastoso, leggermente piccantino.
Oliva Hamada
L’oliva di Samos che prende il suo nome dalla parola “hamo”,
per terra. Una volta maturata, l’oliva ha un colore marrone ed è piccola; può
essere raccolta da terra e consumata subito, senza ulteriori lavorazioni. La
raccolta non è facile, bisogna raccogliere le olive da terra tra la vegetazione
alla base dell’albero, selezionare con attenzione e separarle dalle altre olive
di colore verde o nero.
Sono molto richieste ma prodotto in piccole quantità,
destinate perlopiù a uso domestico.
Fiore d’olio acerbo
(Anthos agourelaiou)
La raccolta delle olive Koroneiki viene fatta a mano quando
le olive sono ancora acerbe e l’olio viene estratto a freddo in assenza totale
di calore. Le olive vengono schiacciate con delle pietre rotanti e lavorate in una
pasta per poi essere schiacciate con una pressa tradizionale.
L’olio e gli scarti vengono versati in barili di acciaio
inox dove il fiore dell’olio acerbo è raccolto a mano. E’ un procedimento
tradizionale ma molto laborioso e di bassa resa.
Salsiccia di Metsovo
La salsiccia è legata alla cultura locale di un’area montagnosa, ricoperta di foreste di querce, adatta all’allevamento
semi selvatico di maiali. Solo un’azienda
attualmente produce questa salsiccia e anche la preparazione domestica sta
scomparendo.
Thermiotiko tyri
La preparazione di questo formaggio dell’isola di Kythnos è
la medesima da millenni. E’ un formaggio caprino, il latte viene da capre che
si nutrono di erbe locali. Raffinato e costoso, è citato da Aristotele nella “Storia
degli animali”. Plinio decantava il candore e il sapore delizioso. Durante il
periodo romano l’intera produzione veniva spedita a Roma. Vi ha convinto?
A rischio estinzione perché sono ormai poche persone che
conoscono la tecnica di produzione e spesso lo producono per autoconsumo.
Xinotyri di Naxos
Un altro formaggio a rischio estinzione. In un paese dove ogni isola (isola significa isolato in
origine, giusto?) in epoche passate doveva
essere autosufficiente e dove le isole
sono tante, è naturale che ci siano tanti formaggi quante isole. Non
dimentichiamoci tra l’altro che i greci con
i loro 24 kg di consumo pro capite di formaggio, probabilmente ne sono i
maggiori consumatori.
E’ un formaggio prodotto sulle montagne con il latte crudo
di capre e pecore allevate a pascolo. Di
pasta bianca che con il tempo diventa gialla paglierina, senza crosta ma con
una buccia sottile di note persistenti di erbe amare.
1 commento:
interessantissima questa tua scelta! grazie
amelie
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